giovedì 28 ottobre 2010

Esattezza di coscienza

Una delle tematiche ricorrenti nei testi di ontopsicologia è quella relativa alla necessità di
recuperare l’esattezza di coscienza. Ma perché e in quali termini si parla di “esattezza di
coscienza”? Nella prospettiva ontopsicologica, nel momento in cui entra in contatto in modo
cosciente con il suo ambiente storico e sociale, il piccolo di uomo comincia ad acquisire e ad
assorbire elementi esterni, elementi che all’inizio dipendono principalmente dal proprio entourage familiare, per poi allargarsi ai parametri del proprio piccolo-grande mondo sociale. Ciò significa che, con il passare del tempo, la nostra coscienza non viene educata a registrare il dato di realtà così com’è, ma a filtrarlo secondo i modelli culturali e relazionali (stereotipi) interiorizzati nell’infanzia.
In quest’ottica, la nostra coscienza è un parametro razionale non libero da condizionamenti (non
esatto), ma già predeterminato, un parametro che con questa sua predeterminazione visiona non
soltanto il mondo esterno, ma anche il mondo interiore, con la conseguenza che ogni azione del
soggetto, ogni sua scelta, ogni suo comportamento è giudicato dal soggetto stesso non secondo la
sua soggettiva funzionalità, ma secondo un particolare e stereotipico modello culturale. Per questa ragione, per poter realizzare il vero di se stesso ed avere una conoscenza esatta della realtà, l’uomo è necessitato principalmente a rimettere a punto la coscienza, ossia lo strumento con il quale misura non solo se stesso ed il mondo che lo circonda, ma soprattutto la sua relazione con questo mondo.